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lunedì 1 agosto 2011

STORIA DI UN AGENTE IMMOBILIARE ALLE PRIME ARMI II PARTE




Nei mesi successivi mi ritrovai spesso nella stessa situazione, finendo per abituarmi a quel tipo di mansioni che mi erano state affidate. A dire il vero la cosa non mi spiaceva affatto, alcune di loro erano persone assai gradevoli e con una grande finezza di linguaggio e in certi casi anche una discreta cultura. Del resto , sono certa che per richiedere certi pagamenti a “prestazione” non bastasse solamente saper gestire un paio di parti del corpo ma soprattutto saper usare il cervello senza il quale “quelle certe parti” non sarebbero tanto diverse ne più preziose o , per dirla più chiaramente: meglio retribuite.
Mi capitava spesso di incontrare la Signora G. a spasso per Via XX Settembre, durante l’inverno, essa sfoggiava un visone nero che quasi strisciava a terra, trascinandosi dietro un po’ delle cicche buttate dai passanti. Come mi appariva bella, portava i capelli corti , taglio a maschietto, gli occhi appena truccati e pochi gioielli, mi sembrava una gran dama, davvero elegante eppure null’altro era che una prostituta. Ella aveva il dono di affascinarmi ogni volta che mi salutava, la sua presenza pareva offuscare quella delle altre donne, anche di quelle che , seppur vantando un lavoro meno imbarazzante ,per così dire, potevano affermare che, almeno ufficialmente per soldi loro “non la davano” però guai a quel povero disgraziato che per almeno tre volte di seguito non le portava a cena proprio in quel famoso ristorante dove ai pian superiori, la Signora G. ,con più maestria e fascino, alla stessa cifra , invece che cenare , proponeva menù molto più sontuosi e sicuramente meno impegnativi per lo meno dal punto di vista sentimentale.
La Signorina L. invece era tutta un’altra cosa, donna assai prosperosa e appariscente soleva adornare i suoi capelli color platino con una buffa coroncina, mania che le era rimasta quando la crisi economica la spinse dall’appartamento di lusso al marciapiede di strada, infatti per alcuni anni a venire mi capitò assai spesso di incrociarla mentre lei con il suo viso da “diva del bel Paese” stava all’angolo di uno dei più malfamati marciapiedi del centro storico, sempre adorna della sua coroncina e spesso vestita di bianco, angelo tra i demoni della prostituzione. Lei si vantava di avere una seconda vita a Roma e di essere stata l’amate di un famoso regista, cosa che a mio avviso poteva anche essere vera, del resto possedeva tutte le doti necessarie per attirare gente del mondo dello spettacolo. Oltre a svettare di una trentina di centimetri sopra la mia testa , vantava un senso enorme comunque appropriato al suo sedere , lunghi capelli biondi incredibilmente naturali e una splendida vita sottile, insomma un corpo da diva, peccato che lei a differenza della Signora G. non potesse vantare lo stesso cervello e la stessa innata eleganza.
Proprio nel periodo del boom dei cellulari lei ne sfoggiava uno di dimensioni apocalittiche , impossibile da portare in una borsa normale ma gestibile solo con un trolley. Cambiava spesso numero di telefono, almeno una volta al mese quasi sempre alla scadenza del suo contratto d’affitto. Questo mi costringeva a cercarla ripetutamente facendole la posta sotto il portone, mi sentivo una sorta di novello “Bravo Manzoniano” solo che invece di impedire matrimoni impedivo morosità.

Devo dire che quel periodo divenne uno dei più originali e trasgressivi della mia vita, seppur detestando cordialmente i miei datori di lavoro provavo un certo piacere nell’andare a lavorare, del resto ogni giorno era una nuova avventura che fosse in un appartamento con contratto uso “ puttane ria” ..a no si dice foresteria… o in una villa di lusso attrezzata per ospitare una simpatica quanto illegale piantagione di marijuana .
Ho citato la marijuana? Ebbene sì tutto cominciò all’inizio della primavera, un cliente abituale dell’ufficio aveva un appartamento libero da affittare proprio sotto il lussuoso alloggio della sua anziana, quanto nobile madre.
R. era un ragazzo di circa quindici anni più grande di me, appartenente alla fantomatica “Genova bene” era sposato da alcuni anni con la figlia di un importante quanto noto funzionario statale e aveva il pregio di essere assai grazioso e gentile. Non nascondo che tra di noi c’era un certo feeling, ci giravamo attorno come due cani che si annusano il sedere, forse non Vi sto dando un’immagine molto romantica ma di fatto la situazione era proprio quella. Io ero giovane, lui pure ..ma meno di me, io ero carina, lui pure, ma meno di me, io ero simpatica… lui pure forse più di me, io ero libera lui decisamente meno di me! Questa piccola ma fondamentale differenza ci impedì di approfondire la nostra conoscenza rimanendo comunque ottimi e sinceri amici anche per alcuni anni a venire.
Quella primavera il mio sventurato amico si rivolse al mio principale confidando che ,come era avvenuto già un paio di volte, egli potesse trovare un buon inquilino per il suo alloggio. Mai fiducia fu più mal riposta!
Escludendo le solite meretrici e un paio di loschi figuri che si aggiravano per l’ufficio , il mio capo fu costretto a mettere un’inserzione su un noto quotidiano locale. In breve fummo assaliti da numerose richieste. Credo che lui avesse una sorta di calamita per la gente avvezza a strani intrallazzi, fu così che potendo scegliere tra una giovane coppia in cerca della prima casa, un paio di gentiluomini cacciati dalle mogli, alcuni ragazzotti alla ricerca di un piè da terre e una coppia sulla quarantina senza referenze, Egli ,senza indugio alcuno, sottopose a R. quest’ultimi dandone personali garanzie, spendendo fiumi di incomprensibili parole e di smaglianti sorrisi.
R. , ingenuamente o forse per sfinimento decise per la coppia sulla quarantina , che già dopo un mese si era sistemata nel bell’alloggio vicino al mare.

Devo dire che per i primi mesi tutto sembrò andare per il meglio, la coppia pagava e non arrecava nessun tipo di disturbo alla dolce madre di R, sembrava quindi, che per una volta il mio capo fosse riuscito a concludere un affare senza assurde complicazioni. Quanto mi sbagliavo!!
Una bella mattina di fine agosto ricevetti una strana telefonata da R. nella quale con fare perplesso mi invitava a raggiungerlo presso l’abitazione della madre.
Da li a una quarantina di minuti, dannato traffico metropolitano, facevo capolino dal terrazzo del secondo piano assieme al mio caro amico:
“che ti sembra?” mi chiese evidentemente turbato,
“che dirti… se non vado errando…mi sembra marijuana” risposi io un po’ divertita,
“ecco appunto , quello che sembrava a me e ora che facciamo? A mia madre ho detto che erano fiorellini esotici”
Del resto che può saperne un’attempata vecchietta, seppur arzilla, di droghe coltivate al posto delle margherite?
L’unica cosa che mi venne in mente era l’antico rimedio di mia zia Nanda contro i mici in calore che soggiornavano ogni primavera sotto il suo balcone.
“Acqua e ammoniaca!”
Così facemmo, riempimmo alcune bottiglie e le rovesciammo al piano sottostante, probabilmente causando una grave perdita economica per la baldanzosa coppietta, che in effetti, due mesi dopo smise di pagare l’affitto e lasciò finalmente libero il grazioso alloggio.

Ma le stranezze non erano finite, solo una settimana dopo una coppia si presentò presso l’ufficio e con tono assai stizzito volle incontrare la “sacra coppia”. Io che nulla ero se non una segretaria li feci accomodare nella pretenziosa sala d’attesa, che io simpaticamente definivo “l’anticamera delle fregature” . Il mio Capo li ricevette con non poco e malcelato fastidio. Dopo aver chiuso la porta, perché io non potessi ascoltare, cominciarono a discutere. Certo è che non fu una leggera porta da cantiere a impedire che urla e improperi giungessero fino al mio ufficio. La “sacra coppia” questa volta non era riuscita a trovare di meglio che vendere per ben due volte lo stesso box. La scusa , e io qui avrei voluto seppellirmi, nell’udire certe frasi fu:
“ma intanto è un box doppio dove è il problema?”
Capite!!! Intanto ci stavano due macchine quindi nessun problema…..e poi insomma era solo un box, mica un appartamento, una soluzione si sarebbe trovata, a discapito ovviamente di tutti tranne che della “sacra coppia”…e infatti fu così, trattenute le caparre e le varie mediazioni, il suddetto box, fu poi rivenduto ad una terza persona a cifra più alta e con un guadagno assai più cospicuo , fu in quell’occasione, mentre per la terza volta battevo a macchina il compromesso per il famigerato box, decisi che era venuto il momento di fuggire da quella sottospecie di “agenzia mediatrice di squallore” e cominciare a cercare un nuovo lavoro.

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